LE REGOLE E I BAMBINI – I PARTE
di Mara Gallo, Psicologa psicoterapeuta Torino
Perché tutti i bambini hanno bisogno di regole e come coniugare affettività a normatività anche nelle vicende collegate a traumi e abbandoni, per costruire in maniera equilibrata la propria personalià.
" Vieni a giocare con me", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa ", fece il piccolo principe… soggiunse: " Che cosa vuol dire addomesticare?" (…)
" E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…"
" Creare dei legami?"
" Certo", disse la volpe. " Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."
(Il Piccolo Principe, A. De Saint Exupéry)
Educare significa stabilire dei legami, come questo passaggio tratto da un noto libro ci fa notare. Il modo in cui aiutiamo un figlio a creare un rapporto con noi lo traghetta a stabilire un rapporto con il mondo e con gli altri. Educazione è relazione e non possono esistere dei modelli, né è nostra intenzione proporne. Essere genitore, come si dice, è un mestiere che si apprende cammin facendo, tollerando di essere, nella pratica, apprendisti a vita. In questa prima parte della nostra riflessione, che proseguirà nei numeri successivi, intendiamo condividere alcune idee che possano aiutare a coniugare affetto e regole, a fornire robustezza e sostegno ai bambini anche attraverso un sistema chiaro di significati e regole in cui i bambini, a maggior ragione se provenienti da situazioni difficili, possono muoversi con sicurezza.
Le regole infatti creano un sistema, un ambiente mentale chiaro, organizzato, prevedibile. E’ ciò che anche noi adulti cerchiamo di riprodurre quotidianamente nel mondo esterno. La stabilità che l’adulto rappresenta, tramite l’affetto e le regole, consente al bambino di intuire, percepire e infine interiorizzare un tipo di attaccamento ai genitori sicuro e un ‘ambiente’, nel senso più ampio del termine, sicuro. Questo è la base per la fiducia, per l’esplorazione, la futura curiosità e la ricerca attiva.
Con le regole il bambino incontra il mondo reale. Le norme sostengono empatia, socializzazione. Ricevere in maniera dosata e ragionevole dei ‘no’ aiuta a sviluppare le proprie risorse. Ad esempio, un bambino piccolo che nel lettino che si sveglia, anche se non trova immediatamente la figura del genitore, il quale ovviamente poi arriverà, può imparare a sviluppare auto consolazione e a mettere le basi per la propria autonomia). Ricevere un ‘no’ sollecita a risolvere una situazione in modo creativo e a scendere a patti con la realtà, abituandosi a considerare l’altro e a saper attendere le proprie gratificazioni, imparando così anche a gustarsi la vita.
Quindi le regole stimolano la possibilità di ricercare le proprie piccole grandi risorse, la fiducia in sé, la creatività e l’immaginazione. In sintesi affetto, regole e una dose adeguata di frustrazione sviluppano la mente e la creatività.
Non contenere o sgridare un figlio quando ciò è necessario significa essere ciechi di fronte ai suoi aspetti ombra, negativi, la parti di lui o lei che piacciono meno e abbandonarlo ad affrontarli nella sua stessa solitudine. Il piccolo inconsapevolmente pensa: ‘Come posso pensare di essere amato per ciò che sono davvero?’. I bambini che fanno i capricci, che vengono visti e contenuti anche in questi aspetti, possono invece pensare di essere amati globalmente per quello che sono. Questo è il motivo per cui, quando manca il limite che gli adulti dovrebbero rabbia, il campo viene invaso dalla rabbia. Infine, sempre su questa linea, la regola è una protezione per i bambini. Ritraducendo semplicemente il pensiero di un piccolo che non riceve regole potremmo scrivere: ‘Se chi mi vive accanto mi permette di comandare, di tiranneggiare, chi si assumerà la responsabilità? Chi mi proteggerà quando ne avrò bisogno?’. Per questo l’assenza di regole determina un senso di instabilità e insicurezza nei bambini.
Le attuali ricerche neurofisiologiche, per finire, hanno dimostrato che i bambini che seguono un buon sistema normativo hanno un’area parietale più sviluppata e una maggiore produzione di ossitocina eserotonina (i cosiddetti ormoni del benessere, che danno anche empatia). I minori senza freni mostrano un’area frontale più attiva collegata a una maggiore produzione di cortisolo (l’ormone dello stress, molto presente nelle situazioni negative, anche nei maltrattamenti).
Quindi cosa donano i genitori ai figli? Affetto, comprensione, regole e sostegno. Da ciò dipendono i limiti, il rispetto di sé e dell’altro, l’autostima, ponendo al tempo stesso le basi per la mente, il pensiero, la capacità critica e fiducia in sé e nell’altro.
Dopo l’amore, la disciplina è il secondo regalo importante. Ci rendiamo conto di quanto sia fondamentale, ma resta talvolta difficile capire come darla, proprio perché c’è nel concetto una parte che sottende sofferenza, frustrazione, fatica, lavoro.
Qualche decennio fa abbiamo disconfermato i vecchi modelli educativi basati su coercizione e punizione e stiamo ora raggiungendo nuovi modelli, costruttivi e positivi, attraversando tuttavia un vuoto educativo che ora ci impegniamo a colmare. Abbiamo vissuto un passaggio epocale, scardinando vecchi modelli nel vuoto immediato di nuove strategie educative. I bambini attuali inoltre sono diversi, più sensibili, più attenti, più critici, dotati di senso della giustizia, attenti al comportamento di ogni adulto .
Nella prossima edizione del giornalino vorrei condividere come è possibile essere genitori non autoritari, ma autorevoli, che possono osservare, cogliere le sfide e le provocazioni dei figli, contenere attraverso un sistema chiaro di norme e un atteggiamento stabile e affettivo, integrando regole, rispetto e collaborazione, valori importanti per gli adulti del futuro.